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a cura di Agenzia regionale di sanità Toscana

Infezioni Omicron meno gravi nei residenti delle case di cura. I risultati dello studio UK

Uno studio prospettico di coorte pubblicato su The Lancet Healthy Longevity descrive le differenze nei ricoveri ospedalieri e nei decessi durante la prevalenza delle varianti Delta e Omicron tra i residenti delle case di cura britanniche arruolati nello studio VIVALDI (ISRCTN 14447421).

Maria Krutikov e colleghi suggeriscono un rischio minore di esiti gravi durante la prevalenza di Omicron.

I partecipanti allo studio VIVALDI erano ospiti di strutture di assistenza a lungo termine regolarmente testati per SARS-CoV-2 tra il 1 settembre 2021 e il 1 febbraio 2022.

Il campione di studio comprendeva 2264 residenti di 259 strutture (età media 84,5 anni) a cui è stato diagnosticato COVID-19: di questi 253 avevano avuto una precedente infezione e 1468 avevano ricevuto una vaccinazione di richiamo.

L'esito primario dell'indagine era analizzare i ricoveri in ospedale entro 14 giorni dal test SARS-CoV-2 positivo, l'esito secondario valutare la mortalità nei 28 giorni successivi al test positivo.

Le varianti sono state confermate dal sequenziamento o dallo stato del gene Spike in un sottoinsieme di soggetti. Per distinguere i periodi in cui ciascuna variante era predominante è stato considerato il primo caso accertato di Omicron nel Regno Unito (13 dicembre 2021).

Lo studio ha mostrato come il rischio di ricovero ospedaliero era nettamente inferiore nei 1864 residenti che si sono ammalati nel periodo Omicron, rispetto ai 400 del periodo pre-Omicron, così come il rischio di decesso.

Il team di Maria Krutikov ha evidenziato una riduzione del 36% del rischio aggiustato di ricovero ospedaliero e una riduzione del 32% del rischio aggiustato di mortalità nel periodo in cui Omicron era predominante. Le analisi tenevano conto di età, sesso, infezione pregressa, tipo di vaccinazione nel ciclo primario e periodo trascorso dalla vaccinazione di richiamo.

Una significativa diminuzione dei ricoveri ospedalieri e dei decessi è stata riscontrata nei residenti precedentemente infettati o con una dose di richiamo ricevuta più di una settimana prima dell'infezione.

Non emergono differenze significative tra coloro che avevano ricevuto due dosi di vaccino Pfizer o AstraZeneca (e che non avevano effettuato una dose di richiamo) rispetto a coloro che non erano stati vaccinati.

Gli esiti delle due ondate sono stati influenzati dalle differenze nella copertura vaccinale, così come dall’introduzione di nuove terapie per il trattamento di COVID-19, quali anticorpi monoclonali e altri farmaci orali efficaci nel prevenire malattie gravi che venivano più ampiamente distribuiti nelle case di cura durante Omicron.

Va inoltre considerato che il follow-up per i residenti infettati durante il periodo Omicron è stato più breve rispetto alla coorte Delta, con 414 residenti su 1864 del gruppo Omicron senza follow-up completo per la mortalità a 28 giorni. Anche questo potrebbe avere inciso sulla riduzione della percentuale di decessi.

Prima dell’indagine di Krutikov e colleghi, in letteratura non erano presenti studi sulla gravità di Omicron negli ospiti delle case di cura, ma solo studi su adulti di età pari o superiore a 65 anni, residenti nella comunità.

In conclusione, lo studio fornisce alcuni risultati ottimistici per i residenti delle case di cura, particolarmente suscettibili a COVID-19. Sebbene la variante Omicron sia considerata dagli esperti meno grave delle precedenti, l'evidenza suggerisce che la vaccinazione costituisce una misura preventiva chiave negli ospiti delle nursing home.


Per saperne di più:

Outcomes of SARS-CoV-2 omicron infection in residents of long-term care facilities in England (VIVALDI): a prospective, cohort study.
Krutikov M, Stirrup O, Nacer-Laidi H, Azmi B, Fuller C, Tut G, Palmer T, Shrotri M, Irwin-Singer A, Baynton V, Hayward A, Moss P, Copas A, Shallcross L. The Lancet Healthy Longevity 2022; Volume 3, Issue 5, e347-e355.