Valore in RSA

novità dal network delle RSA toscane

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novità dal network delle RSA toscane
a cura di Agenzia regionale di sanità Toscana

Al via dal 27 dicembre la vaccinazione anti Covid per gli anziani residenti delle RSA e per tutto il personale: alcune informazioni utili

Dal 27 dicembre inizierà la vaccinazione anti Covid in tutta Italia. In particolare le prime dosi saranno destinate agli operatori sanitari, agli ospiti e ai dipendenti delle RSA, così come indicato dal Ministero.

La vaccinazione non è obbligatoria, ma volontaria. Il primo tipo di vaccino disponibile sarà quello Comirnaty Pfizer-Biontech, la cui immissione in commercio è stata autorizzata dall’AIFA il 22 dicembre (leggi il comunicato stampa e apri le domande e risposte sul vaccino Comirnaty).

Il commissario Arcuri aveva richiesto alle Regioni di comunicare in tempi rapidi il numero di dosi previste per la prima fase, essendo la logistica della distribuzione di questo vaccino molto delicata. Tra operatori sanitari e ospiti delle RSA si calcola che siano oltre 120mila le persone che in Toscana potrebbero essere vaccinate.

La Regione Toscana ha inviato una lettera a tutte le RSA, chiedendo di trasmettere la comunicazione al personale e di indicare il numero degli aderenti, non vincolante, attraverso il portale regionale “Prenota vaccino”, appositamente creato. Chi non si è prenotato potrà fare il vaccino solo nelle fasi successive che riguarderanno le altre fasce di popolazione.

Il vaccino sviluppato da BioNTech e Pfizer è stato approvato da FDA (Food and Drug Administration) lo scorso 11 dicembre per prevenire la malattia da coronavirus 2019 (COVID-19) nelle persone a partire dai 16 anni di età. Il regime di dosaggio proposto è di 2 dosi, 30 μg ciascuna, somministrate a 21 giorni di distanza.

Uno studio clinico di dimensioni molto ampie ha coinvolto un totale di 44.000 persone: una metà dei soggetti ha ricevuto il vaccino mentre l’altra ha ricevuto un’iniezione fittizia. Ai soggetti non era stato comunicato se avevano ricevuto il vaccino o un’iniezione fittizia (placebo).
L’efficacia è stata calcolata su oltre 36.000 persone a partire dai 16 anni di età (compresi soggetti di età superiore ai 75 anni) che non presentavano segni di precedente infezione. Lo studio ha mostrato che il numero di casi sintomatici di COVID-19 si è ridotto del 95% nei soggetti che hanno ricevuto il vaccino (8 casi su 18.198 avevano sintomi di COVID-19) rispetto a quelli che hanno ricevuto un’iniezione fittizia (162 casi su 18.325 avevano sintomi di COVID-19). Ciò significa che il vaccino ha dimostrato di essere efficace al 95% nello studio.

È stata altresì dimostrata un’efficacia del 95% circa nei partecipanti a rischio di COVID-19 grave, compresi i soggetti affetti da asma, malattia polmonare cronica, diabete, pressione arteriosa elevata o con un indice di massa corporea ≥ 30 kg/m2.
 
Le reazioni avverse più comuni sono state reazioni nel sito di iniezione (84,1%), affaticamento (62,9%), mal di testa (55,1%), dolore muscolare (38,3%), brividi (31,9%), dolore articolare (23,6%), febbre (14,2 %).
Le reazioni avverse gravi si sono verificate nello 0,0% fino al 4,6% dei partecipanti ed erano più frequenti dopo la seconda dose e generalmente meno frequenti nei partecipanti di età ≥55 anni (≤2,8%) rispetto ai partecipanti più giovani (≤4,6%).

Sulla base delle prove scientifiche disponibili ad oggi, i benefici noti e potenziali del vaccino Pfizer-BioNTech COVID-19 superano i suoi rischi noti e potenziali per l'uso in individui di età pari o superiore a 16 anni.

La diffusione della nuova variante potrebbe mettere a rischio l’efficacia dei vaccini che sono in procinto di essere utilizzati?

I numerosi virologi e immunologi intervistati in questi giorni sembrano concordi nell’escludere che il nuovo ceppo possa in qualche modo sfuggire alla copertura assicurata dal vaccino in distribuzione e da quelli che saranno utilizzati in seguito. Anzi, poiché l’elevato tasso di circolazione dei virus aumenta di per sé la probabilità di insorgenza di nuove mutazioni, la comunità scientifica raccomanda di andare avanti speditamente con l’immunizzazione della popolazione. La caratterizzazione antigenica della nuova variante è però in corso e i risultati sono attesi nelle prossime settimane.

Vaccino sì, vaccino no

Dall’approfondimento realizzato nell’ambito delle sorveglianze Passi e Passi d’Argento, il 67% degli intervistati tra i 18 e i 69enni dichiara che sarebbe disposto a vaccinarsi. Fra gli ultra 65enni la disponibilità a vaccinarsi è decisamente più alta che nel resto della popolazione: l’84% dichiara che sarebbe disposto a farlo (il 57% certamente, il 28% probabilmente).

Questi dati incoraggiano a immaginare una buona adesione di tutta la popolazione, anche se c’è una quota non trascurabile di adulti che riferisce di non essere disponibile a vaccinarsi (33%). È anche bene sottolineare però che si tratta di dati raccolti, in gran parte, nelle settimane precedenti l’uscita delle notizie sui vaccini in produzione, quindi non si può escludere che, nelle prossime settimane, la maggiore disponibilità di informazioni sulle loro caratteristiche ed efficacia, nonché sulla commercializzazione, e le modalità con cui tali informazioni verranno veicolate non possa indurre cambiamenti nella propensione dei cittadini.

La sfida che ci riserverà il 2021 sarà proprio quella di garantire la massima copertura vaccinale possibile, partendo da chi è più a rischio.



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