Valore in RSA

novità dal network delle RSA toscane

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novità dal network delle RSA toscane
a cura di Agenzia regionale di sanità Toscana

Covid-19 in RSA: un primo bilancio

Finalmente oggi, dopo due mesi dalle prime restrizioni possiamo fare un primo bilancio, seppur provvisorio e incompleto, di ciò che è accaduto nella nostra regione e soprattutto nelle RSA.

Attraverso la piattaforma dati sui singoli contagi, messa a disposizione da ISS, l’Agenzia Regionale di Sanità della Toscana ha elaborato alcune informazioni in modo da poter capire quali sono stati i principali luoghi di contagio settimana per settimana nella regione Toscana.

Il numero di casi Covid-19 totali al 3 maggio è di 9.563.

Se nella prima settimana non sapevamo ancora ricondurre il luogo preciso del contagio nella maggioranza dei casi, dalle successive la emerge chiaramente che luoghi principali sono stati la famiglia, l’operatore sanitario e le RSA, in conseguenza alla campagna organizzata da Regione Toscana proprio nei luoghi maggiormente colpiti dal virus.

L’estensione progressiva dei tamponi, ed ultimamente dei test sierologici, quindi sembra aver influenzato sicuramente la numerosità e le caratteristiche cliniche dei casi positivi, che all’inizio dell’epidemia ha riguardato quasi esclusivamente i casi più gravi nella popolazione generale, e progressivamente ha interessato i luoghi di contagio che sono stati messi sotto il cannocchiale delle strategie di screening di Regione Toscana (RSA e tra operatori sanitari) con casi spesso asintomatici o con sintomi lievi.

fig2 riapertura

Interessante è vedere la stessa informazione anche per provincia territoriale di domicilio. Le province con maggiore presenza sul territorio di RSA sembrano essere quelle maggiormente colpite dai casi in quell’ambito di contagio.

fig.3 riapertura
Oltre alla provenienza dei casi, dopo la grande adesione delle RSA toscane alla survey nazionale sul contagio Covid-19 nelle RSA, sempre promossa da ISS, siamo in grado di informarvi anche sul numero di decessi e ospedalizzazioni riconducibili al virus.

Al 14 di aprile hanno partecipato 156 RSA, circa la metà di quelle presenti sul territorio toscano, in cui erano presenti 7399 anziani.

Complessivamente i decessi sono stati 465, ovvero il 6,2% degli anziani presenti in struttura.
Di questi, 24 casi erano con certezza affetti da Covid-19 e 135 avevano sintomi simil-influenzali, e quindi potenziali Covid-19. Dunque, sembrerebbe che la percentuale di decessi per Covid-19 sia riconducibile al 2,1% degli anziani residenti in RSA.

La percentuale di decessi Covid-19 in alcune delle regioni d’Italia più colpite è del 6,7% in Lombardia, il 4% in Emilia Romagna, in 6,9% in Trentino. In Piemonte e in Veneto questa percentuale è simile alla nostra: 1,3% e 1,9%. Salta subito all’occhio che queste due sono le regioni che hanno un modello organizzativo più simile al nostro toscano. La media nazionale riporta una percentuale di decessi Covid in RSA del 3,3%.

Quasi l’8% degli anziani presenti in RSA hanno avuto bisogno di un ricovero ospedaliero. In particolare, 59 anziani sono stati traspostati in ospedale perché positivi al Covid-19 e 175 perché avevano sintomi simil-influenzali. Epurando il dato, le ospedalizzazioni da Covid-19 o potenziale Covid-19 riguardano il 3% degli anziani residenti. Sicuramente un dato sottostimato perché non comprende i ricoveri in cure intermedie, setting sanitario a cui si è iniziato a trasferire gli anziani residenti positivi al virus dal 7 aprile (ordinanza 28).

Infine, i tamponi effettuati agli operatori hanno fatto emergere che l’11% era positivo al virus. Le regioni che presentano una frequenza più alta di strutture con personale riscontrato positivo sono la provincia autonoma di Trento e Bolzano (entrambe 50%), seguite dalla Lombardia (36,0%), Emilia Romagna (17,9%), Marche (16,7%), Veneto (16,6%), Piemonte (12,7%), Friuli Venezia Giulia (12,5%).

Pur essendo tra le regioni che sono riuscite a contenere la pandemia, non possiamo nascondere che le difficoltà ci sono state e tutt’ora permangono: in termini organizzativi, formativi, relazionali con il territorio e i medici di medicina generale. Tante riflessioni andranno fatte e agite.

Ora comincia la fase 2, cerchiamo di affrontarla con grande cautela e maggiori conoscenze.



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