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a cura di Agenzia regionale di sanità Toscana

Diagnosi e terapia dell’incontinenza urinaria nel Libro bianco

L’incontinenza urinaria è una patologia relativamente frequente nella donna. L’International continence society la definisce nel 2005 come la “manifestazione di una perdita involontaria di urine”, riprendendo e superando una precedente definizione che considerava il fenomeno come “manifestazione di perdita involontaria di urine tale da rappresentare un problema igienico sociale”, sottolineando una valutazione soggettiva che ne limitava la diagnosi.

Si stima che oltre il 60% della popolazione affetta da incontinenza siano donne, ma il dato certamente è maggiore. Nella donna anziana il problema si evidenzia maggiormente a causa di eventi acuti, ma spesso anche perché è stato precedentemente trascurato. Esiste infatti un tabù che fa sì che la donna taccia il problema anche al proprio partner o al proprio medico. Le ragioni di questo dato “sommerso” sono molteplici e spesso risiedono nella convinzione che sia una “normale” conseguenza dell’età che avanza o di eventi naturali, come il parto, ed è diffusa la convinzione, anche tra i sanitari, che non ci possano essere cure appropriate.
 
Il Libro bianco sull’incontinenza urinaria può essere un punto di riferimento per la valutazione dell’incontinenza e per la scelta del trattamento, che sarà modulato in base alle caratteristiche del disturbo. Il primo step è l’anamnesi e la valutazione dei muscoli del pavimento pelvico. Più precoce sarà la diagnosi, migliori i risultati del trattamento.

L’incontinenza è certamente una patologia comune tra le persone che vivono nelle strutture residenziali, a causa dell’età avanzata e delle molteplici patologie. E’ inoltre molto frequente nei nuovi ingressi,  essendo uno dei criteri di valutazione della non autosufficienza. In questa linea guida gli autori dedicano un paragrafo all’utilizzo di presidi per l’incontinenza, sottolineando il fatto che non dovrebbero essere considerati una “strategia terapeutica”. Partendo da questo presupposto è necessario che sia all’ingresso che successivamente, venga attuata la valutazione dell’incontinenza e delle possibilità di trattamento, in modo da non fermarsi alla sola scelta del presidio più adeguato. L’utilizzo di pannoloni o altri presidi dovrebbe avere lo scopo di integrazione con la terapia scelta o di strategia temporanea.

E’ indubbio che questa patologia ha anche un peso economico importante, ma soprattutto incide notevolmente a livello sociale, creando difficoltà nei rapporti con gli altri. L’incontinenza ed i pregiudizi che ancora ci sono, possono peggiorare notevolmente la qualità di vita della persona che si trova imbarazzata in situazioni che potrebbero essere evitate con una terapia adeguata.

Laddove, dopo un’accurata anamnesi, l’incontinenza non trovi giovamenti terapeutici, allora è certamente indispensabile garantire alla persona la migliore delle soluzione per la soddisfazione del bisogno: accompagnarla in bagno ed utilizzare il presidio più adeguato.

E’ importante sottolineare soprattutto la necessità di accompagnare ogni attività legata all’assistenza con una comunicazione che sia sempre rispettosa dell’aspetto intimo e pudico della persona che accudiamo. Troppo spesso accade che nella quotidianità si dia per scontato che sia “normale” espletare i propri bisogni in pubblico, anche se in un pannolone, invisibile agli occhi, ma presente nella consapevolezza di chi lo indossa. Il senso di dipendenza, la vergogna rispetto alla tipologia di bisogno sono certamente aspetti devastanti e l’approccio di coloro che si prendono cura della persona incontinente può senz'altro fare la differenza.


Per saperne di più

Vi invitiamo a consultare il Libro bianco sull'incontinenza urinaria sulla home page del sito della Federazione Italiana Incontinenti e Disfunzioni del Pavimento Pelvico, in quanto nessuna parte della pubblicazione può essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma e con qualsiasi mezzo elettronico, meccanico o altro