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a cura di Agenzia regionale di sanità Toscana

Intervento collaborativo tra ospedali e case di cura per ridurre gli organismi multiresistenti: i risultati di uno studio americano

29/05/2024
Un programma di decolonizzazione implementato in una rete di strutture sanitarie nel sud della California ha ridotto significativamente la prevalenza di organismi multiresistenti (multidrug-resistant organisms - MDRO), riferiscono i ricercatori sulla rivista JAMA.

La collaborazione regionale ha interessato complessivamente più di 50.000 pazienti in 16 ospedali, 16 case di cura e 3 ospedali per acuti a lungo termine (LTACH) che sono stati regolarmente lavati con un sapone a base di clorexidina e ai quali è stato somministrato un antisettico nasale (iodoforo nasale con povidone-iodine) .

L’impatto complessivo dell’intervento, finanziato dai Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie (CDC), oltre alla riduzione della
colonizzazione da parte di MDRO
ha comportato anche una diminuzione delle infezioni, dei ricoveri ospedalieri, dei costi legati all’ospedalizzazione e dei decessi.

Gli autori stimano che nei 25 mesi dell’intervento, la strategia di decolonizzazione abbia evitato circa 800 ricoveri e 60 decessi.

L’intervento rappresenta la seconda fase di un’iniziativa di sanità pubblica in due parti, finanziata dai CDC e denominata SHIELD-OC (Shared Healthcare Intervention to Eliminate Life-Threatening Dissemination of MDROs in Orange County), che mira a identificare una strategia comune per ridurre gli MDRO e le complicazioni a loro associate in una rete di ospedali, case di cura e strutture di long term care in una contea della California (nonché la sesta più grande degli Stati Uniti).

Nel periodo antecedente (febbraio 2015-2017), la prevalenza degli MDRO era compresa tra il 10% e il 15% negli ospedali, mentre raggiungeva il 65% nelle case di cura e l'80% nelle strutture di assistenza a lungo termine.

Nella prima fase della studio, un modello di simulazione ha individuato nella decolonizzazione la strategia più efficace. Il team di ricercatori ha effettuato un’analisi della rete di cure per trovare gli ospedali, le case di cura e le strutture di assistenza a lungo termine che condividevano il maggior numero di pazienti.

Il coordinamento tra queste strutture era fondamentale. Il frequente spostamento di pazienti colonizzati tra le strutture alimentava la diffusione di agenti patogeni e la colonizzazione stessa rappresentava un rischio per i pazienti, che potevano infettarsi in caso di intervento chirurgico o di inserimento di un dispositivo medico.

Durante il periodo di intervento di 25 mesi (da luglio 2017 a luglio 2019), 35 strutture hanno implementato la strategia di decolonizzazione.

Nelle case di cura e di long term care, la strategia è stata implementata universalmente: tutti i pazienti venivano regolarmente lavati con un prodotto contenente clorexidina e ricevevano uno iodoforo nasale (povidone-iodine 10%) due volte al giorno per 5 giorni, a settimane alterne.

Usare questi prodotti per decolonizzare i pazienti non rappresentava una strategia innovativa. Entrambi i prodotti avevano dimostrato di ridurre la colonizzazione da parte dello Staphylococcus aureus resistente alla meticillina (MRSA) ed erano ampiamente utilizzati nelle strutture sanitarie per proteggere i pazienti dalle infezioni, in particolare nelle unità di terapia intensiva.

Ricerche successive avevano scoperto che la clorexidina era efficace anche contro diversi agenti patogeni resistenti che potevano causare infezioni nosocomiali, come l’Enterococco resistente alla vancomicina (VRE) e i batteri produttori di beta-lattamasi a spettro esteso (ESBL).

Nello studio l’impatto maggiore sulla colonizzazione degli organismi multiresistenti era osservato nelle case di cura e di long term care, dove la prevalenza puntuale degli MDRO era scesa rispettivamente dal 63,9% al 49,9% (una diminuzione relativa del 21,9%) e dall’80% al 53,3% (una diminuzione relativa del 33%).

Nei pazienti ospedalizzati, la prevalenza degli MDRO diminuiva dal 64,1% al 55,4% (una riduzione relativa del 13,6%).

Le analisi mostravano diminuzioni significative nella prevalenza di batteri produttori di MRSA, VRE ed ESBL, mentre gli ospedali registravano diminuzioni significative di VRE ed ESBL.

In conclusione, i ricercatori affermano che prevenire la diffusione di germi resistenti in una struttura sanitaria può proteggere i pazienti e i residenti non solo di quella struttura, ma anche delle strutture che ricevono i pazienti tramite trasferimento, in ottica di una efficiente sinergia del sistema sanitario.


Per saperne di più:

leggi l'editoriale: Crnich CJ. Controlling Multidrug-Resistant Organisms Across Patient-Sharing Networks. JAMA. Published online April 01, 2024.