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a cura di Agenzia regionale di sanità Toscana

Le terapie non farmacologiche nelle demenze: per rallentare declino cognitivo e funzionale e controllare disturbi del comportamento


Perché parlarne?

Le demenze rappresentano una vera e propria emergenza sanitaria in termini di crescita epidemiologica, ma anche perché a tutt’oggi non esiste ancora una terapia farmacologica in grado di trattare efficacemente questo tipo di malattie.

In questo tipo di patologie, accanto ai sintomi cognitivi, sono spesso presenti disturbi del comportamento che contribuiscono significativamente a rendere complessa la gestione della persona con ricadute negative sul caregiver.
Affiancate alle terapie farmacologiche come supporto, consistono nell’impiego di tecniche utili a rallentare il declino cognitivo e funzionale, controllare i disturbi del comportamento e compensare le disabilità causate dalla malattia.

La cura inizia dal saper ascoltare. Le terapie non farmacologiche sono utili se tutti i servizi della struttura (sanitario-infermieristico, servizio di animazione, assistenziale, fisioterapico e alberghiero) collaborano in modo sinergico e quindi con un approccio multidisciplinare e in ambiente protesico.

Il fine che guida questi tipi di intervento è, primo fra tutti, il raggiungimento della migliore qualità di vita per il soggetto sul piano fisico, funzionale, sociale ed emozionale, compatibilmente con lo stadio di malattia in cui si trova; il secondo, ma non meno importante, è creare un ambiente lavorativo positivo e adeguato anche per l’operatore.

È fondamentale che l’intervento non farmacologico venga individualizzato e scelto in base alle caratteristiche dell’anziano (storia, preferenze, abitudini, hobby) e non solo sulla patologia e sul livello di compromissione o disturbo comportamentale.

Alcuni riferimenti importanti:


La stimolazione sensoriale nelle persone con demenza e Alzheimer

La demenza è una patologia cronica a decorso progressivo, che solitamente colpisce la popolazione anziana. È caratterizzata da un corredo di segni e sintomi estremamente invalidanti, che compromettono il normale svolgimento delle attività di vita quotidiana.
Il quadro clinico si contraddistingue per la presenza di deficit cognitivi, accanto ad alterazioni della dimensione affettiva e comportamentale. Tra i sintomi della demenza, e in particolare del morbo di Alzheimer, vi sono i disturbi comportamentali di varia natura, quali aggressività e paranoia, ma anche tendenze depressive, ansia e atteggiamenti spesso di sospetto nei confronti dei caregiver e una forte apatia nei confronti del mondo esterno.
Spesso, tali disturbi vengono ridotti con l'aiuto di farmaci, ma sia l'ingente costo di questi medicinali che il desiderio di ridurre i sintomi in maniera graduale e costante hanno spinto la ricerca a focalizzarsi su alcune terapie non farmacologiche.

La reminiscenza, ad esempio, costituisce uno degli approcci “non farmacologici” più promettenti e sul quale esiste anche una buona evidenza scientifica, in quanto rappresenta il “filo conduttore” di interventi evidence-based come la stimolazione cognitiva (CST) e la terapia occupazionale (TO), è una modalità necessaria da diffondere e promuovere a quanti si occupano di “cura”, intesa come “prendersi cura” nella sua definizione più globale, delle demenze.