Valore in RSA

novità dal network delle RSA toscane

Valore in RSA

novità dal network delle RSA toscane
a cura di Agenzia regionale di sanità Toscana

Che cos’è la sepsi?

24/02/2023
La sepsi è una complicanza rara, ma potenzialmente mortale, di un’infezione. In determinati casi, infatti, l’infezione genera una risposta “disregolata” dell’ospite con conseguente insufficienza multi-organo e serio pericolo per la vita. 

Anche se la sepsi può potenzialmente colpire chiunque abbia contratto un'infezione, le categorie più suscettibili sono i pazienti fragili (vedi la nostra pagina Quali sono i principali fattori di rischio delle infezioni correlate all'assistenza?): neonati, anziani, persone con malattie croniche o altre condizioni che indeboliscono il sistema immunitario.
 
Il rischio aumenta se concorrono altri due fattori
  • il ricovero in ospedale (più lunga è la degenza, maggiore è il rischio) e
  • aver ricevuto nelle ultime settimane interventi invasivi, come un’operazione chirurgica o l’impianto di un dispositivo medico (es catetere urinario o catetere venoso). 
Considerata la sua gravità e la velocità con cui evolve nel tempo, la sepsi rappresenta un’emergenza medica.
 
Ogni anno in Europa si registrano 700.000 casi di sepsi, di cui almeno 1 su 5 con esito mortale. La mortalità, anche in paesi ad alto reddito, va dal 30-40% (sepsi) al 50% (shock settico).
 
Un esito più favorevole è determinato dal riconoscimento precoce e dalla gestione appropriata della sindrome.
 

3 step chiave nel trattamento della sepsi

1. Riconoscimento clinico precoce del paziente potenzialmente settico.
I primi sintomi della sepsi sono febbre elevata o abbassamento della temperatura corporea associato a brividi, aumento del battito cardiaco e della frequenza respiratoria. Per facilitare il processo di riconoscimento esistono alcuni score diagnostici, facilmente utilizzabili.
Uno dei più riconosciuti è il qSOFA, che misura tre parametri:
• stato mentale (Glasgow coma scale < 15)
• frequenza respiratoria (≥ 22 respiri al min)
• ipotensione arteriosa (pressione arteriosa sistolica ≤ 100 mmHg). 
Per ogni alterazione è previsto 1 punto; uno score ≥ 2 è associato ad aumentato rischio di morte o di prolungato ricovero in terapia intensiva.
 
2. Prelievi colturali immediati per identificare il microrganismo responsabile. 
È fondamentale effettuare prelievi ematici prima dell’inizio della terapia antibiotica ad ampio spettro. Laddove siano presenti dispositivi medici (es. accessi venosi, cateteri urinari e/o tubi endotracheali) è importante effettuare i prelievi anche dai dispositivi. 
 
3. Inizio precoce delle terapie (farmacologiche e di supporto) e rimozione dell’eventuale fonte infettiva.
Entro un'ora dalla diagnosi si procede alla somministrazione di:
• antibiotici a largo spettro (per bocca o per via endovenosa, in base alle condizioni cliniche)
• liquidi per via endovenosa
• ossigeno (se necessario).
Se identificabile, si procede alla rimozione della eventuale fonte infettiva (per es. svuotamento di ascesso o rimozione di un catetere contaminato). Laddove fosse impossibile rimuovere il dispositivo medico si procede alla sua sostituzione.

La differenza tra sepsi e setticemia

Spesso i termini setticemia e sepsi vengono usati sinonimi. In realtà, setticemia si riferisce solo all'invasione di batteri nel sangue, mentre sepsi indica il progressivo danno agli organi causato dalla risposta infiammatoria dell'organismo a una setticemia, oppure anche a un'infezione senza setticemia.

Per avere maggiori informazioni sulla sepsi e il suo trattamento, consultare:



Torna alla pagina principale della sezione
dedicata alle infezioni correlate all'assistenza