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novità dal network delle RSA toscane

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a cura di Agenzia regionale di sanità Toscana

Quanto ha influito Omicron sui ricoveri e decessi dei residenti delle RSA? Lo studio condotto nel distretto socio-sanitario fiorentino

06/07/2023
L’articolo Impact of SARS-CoV2 infection on mortality and hospitalization in nursing home residents during the "Omicron era" fornisce i risultati basati su uno studio longitudinale retrospettivo, condotto nelle RSA del distretto socio-sanitario di Firenze nel periodo compreso tra il 1 novembre 2021 e il 31 marzo 2022, in cui la variante Omicron dell’infezione SARS-CoV2 è diventata predominante a livello globale.

L’obiettivo dello studio era quello di analizzare il decorso dell’epidemia di COVID-19 sui residenti delle RSA nel periodo di studio, valutare l’effetto indipendente dell’infezione da SARS-CoV2 sul rischio di morte ed ospedalizzazione e l’impatto della vaccinazione diffusa e delle varianti meno aggressive.

L'articolo fornisce un'analisi dettagliata dei dati raccolti, comprese le informazioni sui tassi di infezione, i tassi di mortalità ed ospedalizzazione e le caratteristiche cliniche dei residenti.
In particolare, sono stati calcolati i tassi di infezione settimanali da SARS-CoV2 nel periodo in esame e sono stati elaborati i dati relativi ai ricoveri ospedalieri e ai decessi desunti da da fonti amministrative e cliniche locali durante il periodo compreso tra il 24 dicembre 2021 e il 31 marzo 2022, subito dopo che la variante Omicron è stata rilevata per la prima volta nell'area di studio.

Tra i 2044 residenti (età media 86,5 anni, 77% femmine), sono stati confermati 667 casi di SARS-CoV2 nel periodo novembre 2021-marzo 2022.

Gli autori hanno osservato un aumento significativo dei casi di infezione da SARS-CoV2 nella popolazione in esame, con tassi settimanali che si avvicinano a quelli osservati durante la prima ondata pandemica.

Nonostante ciò, durante l’era Omicron, i tassi di mortalità dei residenti positivi a SARS-CoV2 non sono risultati essere significativamente diversi rispetto a quelli riscontrati tra i negativi a SARS-CoV2 (rispettivamente 6.9% e 7.3%; p = 0.706), nonostante sia stato registrato un più basso tasso di ospedalizzazione tra i positivi a SARS-CoV2 (3.8% vs 8.5%, p < 0.001).

Inoltre, su una sottocoorte selezionata di 7 RSA (457 residenti) sono stati raccolti dati individuali confrontando la prognosi a breve termine (rischio di morte ed ospedalizzazione), tra i residenti con e senza infezione da SARS-CoV2, considerando altre caratteristiche cliniche. Anche in questo caso non è stata riscontrata una differenza significativa nei tassi di mortalità tra i residenti positivi e negativi al virus, pertanto l'infezione da SARS-CoV2 non è emersa come un fattore predittivo significativo per l'ospedalizzazione e la morte. Al contrario, la broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) e lo stato funzionale scadente sono stati identificati come predittori indipendenti di morte e ospedalizzazione.

I risultati dello studio indicano inoltre una maggiore probabilità di infezione da SARS-CoV2 tra gli individui più anziani e quelli senza pregressa infezione. Questa associazione è coerente con la letteratura scientifica che suggerisce una riduzione del rischio di reinfezione del 50% circa negli individui con immunità da infezione precedente. I soggetti con una storia di precedente infezione hanno mostrato esiti clinici migliori rispetto a quelli che non hanno contratto l’infezione. Questo potrebbe essere attribuito al concetto di "immunità ibrida”, una combinazione di immunità da infezione naturale e immunità da vaccino, che sembra generare una risposta immunitaria più robusta e duratura rispetto a ciascuna di queste modalità separatamente.

Importante sottolineare che nelle RSA di Firenze, dall’inizio della pandemia, è stato implementato il GIROT (Gruppo di Intervento Rapido Ospedale-Territorio), un modello organizzativo che prevede l'assistenza in loco per i residenti positivi a SARS-CoV2, che ha sicuramente contribuito alla riduzione dei ricoveri ospedalieri e degli esiti avversi nei residenti infetti.
Anche le rigorose misure di prevenzione delle infezioni e controllo della trasmissione messe in atto si sono dimostrate efficaci nella gestione dei focolai di SARS-CoV2 nelle strutture di assistenza a lungo termine.

È importante sottolineare che questo studio presenta alcune limitazioni. In primo luogo, non sono stati condotti studi approfonditi sui ceppi varianti di SARS-CoV2 nell'area di studio, il che potrebbe influire sull'applicabilità dei risultati. In secondo luogo, non è stata valutata la risposta immunitaria specifica alla vaccinazione, che potrebbe fornire informazioni cruciali sul livello di protezione raggiunto dai residenti delle RSA. Terzo, va considerato il fatto che i residenti positivi a SARS-CoV2 potrebbero aver ricevuto un trattamento più intensivo, potenzialmente influenzando i risultati e riducendo gli effetti avversi. Inoltre, l'accesso limitato ai dati sulla terapia medica e la natura retrospettiva dello studio potrebbero aver comportato una raccolta incompleta delle informazioni cliniche. Infine, la dimensione ridotta del campione potrebbe limitare la capacità di identificare l'impatto di fattori fisiopatologici importanti, come la patogenicità dei ceppi virali.

In conclusione però, l'era Omicron ha portato a un aumento dell'incidenza di SARS-CoV2 nelle RSA, ma grazie all'immunizzazione completa e al modello assistenziale adeguato in loco, non si è verificato un aumento del rischio di morte e ricovero ospedaliero.

Lo stato funzionale precario dei residenti e la presenza di condizioni preesistenti come la BPCO sono emersi come effetti predittivi importanti per gli esiti negativi; allo stesso tempo, una storia di precedente infezione da SARS-CoV2 rappresenta un fattore protettivo indipendente contro gli esiti negativi.

Rimane, comunque, ancora poco chiaro fino a che punto l'infezione da SARS-CoV-2 influisca sulla prognosi dei residenti più anziani delle RSA, tenendo conto delle loro condizioni di salute e delle loro limitazioni funzionali. Gli autori ipotizzano che le varianti meno aggressive del virus, insieme alla diffusione della vaccinazione, possano aver contribuito a contenere gli esiti negativi dell’infezione nei residenti delle strutture socio-sanitarie.


Per saperne di più:

Impact of SARS-CoV2 infection on mortality and hospitalization in nursing home residents during the "Omicron era"
Bulgaresi M, Rivasi G, Tarantini F, Espinoza Tofalos S, Del Re LM, Salucci C, Turrin G, Barucci R, Bandinelli C, Fattorini L, Borchi D, Betti M, Checchi S, Baggiani L, Collini F, Lorini C, Bonaccorsi G, Ungar A, Mossello E, Benvenuti E. Aging Clin Exp Res. 2023 Jun;35(6):1393-1399. doi: 10.1007/s40520-023-02415-w. Epub 2023 Apr 27. PMID: 37103663; PMCID: PMC10134704.