Valore in RSA

novità dal network delle RSA toscane

Valore in RSA

novità dal network delle RSA toscane
a cura di Agenzia regionale di sanità Toscana

L’importanza della semantica e della dimensione umana nei processi di cura

Nei luoghi di cura, negli ultimi anni, si sta dando sempre più valore agli aspetti oggettivi ed iper-specialistici della cura, contribuendo, potentemente, alla perdita di una visione d’insieme della presa in carico. Questo processo si basa su una rappresentazione della conoscenza come insieme di tecniche ed informazioni settoriali e specialistiche, che si deresponsabilizza verso tutto ciò che è fuori da questa visione e non tiene conto dell’ecologia dell’azione.

Per ridurre questa deriva, è importante che chi forma i nuovi professionisti e chi ha la governance dei servizi sia capace di vedere ed insegnare ad accettare il limite e le incertezze della relazione nei processi di cura e di analizzare i significati che le persone ci portano, solo in questo modo è possibile migliorare la vicinanza e recuperare la visione d’insieme nella cura.  

Secondo Edgar Morin, nel paradigma della complessità, non ci sono soluzioni definite e definitive, ci sono prese di coscienza e chiamate alla responsabilità, che devono guidarci nel costruire assetti futuri. La sfida è: non aggiungere costantemente solo contenuti, come se si stesse riempiendo un contenitore, ma quella di connettere meglio la conoscenza già presente. A tal proposito Montaigne afferma che è:  “meglio una testa ben fatta che una testa ben piena”.

Potremmo dire  che la semantica è la disciplina che armonizza, connette, vede e fa vedere l’importanza della dimensione umana ed esistenziale che sottende le richieste di cura.
Gli ambienti di cura non possono esimersi dall’analisi di questo aspetto, se si continua ad avere come obiettivo solo il significato prestazionale, il rischio è quello di creare contesti narcisistici che hanno come bisogno il dimostrare la loro bravura, facendo fatica a stare con il limite,  non solo  proprio, ma soprattutto delle persone di cui si occupano.

Se le difficoltà che i contesti complessi esprimono, non vengono analizzati nei loro significati relazionali e l’unico modo per risolvere i problemi è la “blame culture”, gli effetti di questo approccio ricadranno su tutto il sistema con effetti maggiori sulle persone più fragili.
La cultura che analizza il fallimento e l’errore come colpa del singolo, ha dietro una visione lineare e riduzionistica che vede l’analisi sistemica come un limite ed una perdita di tempo e non è consapevole che il fallimento è interconnesso.
Il cambiamento di prospettiva nell’analisi dei fallimenti, chiede a tutta l'organizzazione, compresa la dirigenza, di condividere nel quotidiano un modello di valori e l’assunzione di una responsabilità dell’errore a tutti i livelli.

L’aspetto sul quale bisogna concentrarci è comprendere i significati intra-sistemici e inter-sistemici che alimentano, come una sorta di “ effetto batterfly”, i comportamenti disvaloriali nei processi di cura.
L’obiettivo deve essere quello di aiutare i professionisti che lavorano in equipe, ad esprimere il loro pensiero e, soprattutto, il loro sentire, rappresentandolo in un linguaggio riconoscibile nell’organizzazione.  
Bateson, parla di “cervello cibernetico: l’unione di più teste, l’incontro di più persone che permette la formazione di una mente di gruppo che riflette costantemente insieme sul problema presentato, sfruttando le differenze tra i suoi componenti e costruendo una visione più complessa (…)”. Questo permette ai professionisti di esprimere il loro potenziale evitando di costruire cure asettiche ed autoreferenziali.




immagine: Amador Loureiro on Unsplash