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a cura di Agenzia regionale di sanità Toscana

Il rischio di suicidio negli operatori sanitari in casa di riposo: un’analisi esplorativa durante l'epidemia di Covid-19

In una lettera al direttore dell’Intenational Journal of Geriatric Psychiatry pubblicata a ottobre scorso, Nicola Veronese, Marco Trabucchi, Chiara Vecchiato, Jacopo Demurtas e Diego De Leo espongono un’analisi esplorativa sulla possibile correlazione tra aumento dell’ideazione suicidaria e suicidio negli operatori sanitari delle case di riposo del nord d’Italia durante l’epidemia da Covid-19.


Premessa

Per alcuni autori la pandemia da COVID-19 costituisce il “ground zero” delle strutture, essendo state colpite in maniera importante.
Nello scenario italiano i problemi che sono stati affrontati dagli operatori sanitari sono molti; tra questi gli autori citano l’incertezza sull'efficacia delle terapie e sulla progressione della pandemia, la mancanza di dispositivi di protezione individuale, il carico di lavoro eccessivo, l’esaurimento fisico, le preoccupazioni per l'esposizione diretta a COVID-19 a lavoro e, più recentemente, le preoccupazioni per quanto riguarda la sicurezza della vaccinazione per il COVID-19.

In uno studio di caso che ha coinvolto sei operatori dell’ospedale, gli autori hanno osservato che lo stress mentale è stato un forte contributo al suicidio in quei professionisti. I dati relativi al rischio di suicidio negli operatori sanitari delle case di riposo sono ancora limitati, mentre nei residenti il rischio di suicidio costituisce un problema importante.


Scopo e strumenti utilizzati

Lo scopo degli autori è quello di esplorare il rischio di suicidio negli operatori sanitari di due case di riposo della provincia di Venezia, attraverso un’indagine realizzata con un questionario, che conteneva elementi riguardanti:
  • la demografia
  • le condizioni di lavoro durante la pandemia da Covid-19
  • la presenza di condizioni mediche eventualmente associate/concomitanti con il rischio di suicidio (ad es. depressione, ansia, insonnia)
  • la storia del Covid-19.
Il rischio di suicidio è stato esplorato utilizzando il Questionario sui comportamenti suicidari rivisto (SBQ-R)9.

Risultati

Ha risposto al questionario il 28,6% (14/40) degli operatori. 
rischio suicidio operatori tab1Una tendenza a una differenza statistica tra le persone a minore e maggiore propensione al suicidio è stata riscontrata nel considerare come adeguato alle esigenze dei residenti il ​​personale operante nelle case di riposo durante l'emergenza. Una precedente positività a Covid-19 era significativamente diversa tra i due gruppi, essendo più alta nei lavoratori con punteggio SBQ-R più alto (70% vs. 23,3%, p = 0,02).

In questa ricerca esplorativa, gli autori hanno riscontrato che, tra i 40 operatori sanitari partecipanti allo studio, 10 partecipanti hanno avuto un punteggio SBQ-R superiore a 3, che indica un rischio di suicidio alto. Queste persone sono state colpite più frequentemente da Covid-19 ed avevano la tendenza a percepire la propria inadeguatezza durante l’epidemia.

Considerazioni

Consapevoli del fatto che si tratta di una indagine esplorativa, e non avendo a disposizione altri studi di riferimento, gli autori ritengono che questi risultati sull’aumento del rischio di suicidio possano avere alcune importanti implicazioni cliniche.
Gli operatori sanitari che si occupano del dolore fisico, della sofferenza psicologica e della morte dei pazienti hanno più probabilità di sviluppare stress traumatico. Questo è un forte predittore di suicidio.
Il maggior rischio di suicidio può essere spiegato con diversi fattori, compresi le restrizioni alla possibilità di uscire da casa, il deterioramento della salute mentale della popolazione, un aumento della prevalenza di pensieri e comportamenti di autolesionismo segnalati tra persone con COVID-19 e i problemi di accesso ai servizi di salute mentale.

In conclusione gli autori hanno riscontrano che i lavoratori in ambito sanitario potrebbero avere una certa propensione al suicidio, in particolare se già colpiti da Covid-19, indicando la necessità di valutare frequentemente questa popolazione per il rischio di suicidio e di esplorare ulteriormente questo argomento durante le future ondate di Covid-19, argomento spesso trascurato dai manager che si occupano di case di riposo.

Una breve riflessione

La pandemia da Covid-19 ha travolto le residenze, che hanno avuto una mortalità elevatissima. Gli operatori tutti si sono trovati a dover fronteggiare una emergenza con scarse conoscenze, pochi strumenti a disposizione e indicazioni operative talvolta contraddittorie.

Nello stato di necessità è stato trascurato inevitabilmente l’impatto emotivo. Ma gestire la complessità sanitaria della malattia da Covid-19 in strutture non appropriate, affrontare tanti lutti, spesso di persone conosciute, nell’isolamento, nel ciclone mediatico, sostenere la comunicazione con i familiari, ha certamente lasciato traccia.

Forse non è soltanto il rischio di suicidio che dovremmo considerare, che potremmo pensare come la punta di un iceberg, ma anche tutti gli effetti prodotti da una profonda frustrazione professionale.

La pandemia potrebbe essere un’occasione per un cambiamento strutturale della residenze e anche degli approcci organizzativi e quindi dei modelli di management, che tenga conto anche degli aspetti emotivi sia degli operatori che delle persone residenti, e non solo di indicatori di risultato prestazionali o di budget.



Per saperne di più:
Veronese N, Trabucchi M, Vecchiato C, Demurtas J, De Leo D. The risk of suicide in healthcare workers in nursing home: An exploratory analysis during COVID-19 epidemic. Int J Geriatr Psychiatry. 2021 Oct;36(10):1588-1589. doi: 10.1002/gps.5562. Epub 2021 May 3. PMID: 33942373.